La legge che rende legali le "pacifiche dimostrazioni di piazza" è al vaglio della Camera alta del Parlamento birmano; se approvata - e ratificata dal Comitato di revisione - la norma avrebbe una portata storica per il Myanmar: dopo decenni di regime militare, essa autorizzerebbe le manifestazioni pubbliche di protesta. L'ultima volta in cui l'opposizione democratica e i monaci sono scesi per le strade, nel settembre 2007 contro il caro-benzina, l'esercito ha represso nel sangue la "Rivoluzione zafferano" causando diversi morti e numerosi arresti. Tuttavia, il nuovo governo "civile" - frutto delle elezioni "farsa" del novembre 2010, formato e sostenuto dai militari - continua a usare il pugno duro contro i manifestanti: ieri la polizia ha interrotto con la forza una protesta di piazza a Yangon, arrestando quattro persone. Un centinaio di agricoltori si erano riuniti in mattinata per denunciare la confisca dei loro terreni e chiederne la restituzione.

Nonostante le recenti aperture dell'esecutivo birmano, fra cui la liberazione di una parte dei prigionieri politici la scorsa settimana, nel contesto di un'amnistia generale decisa dal presidente Thein Sein, restano critiche le condizioni di quanti sono tuttora in prigione - almeno 1700 - per "reati di opinion". Fra questi desta particolare preoccupazione la salute del monaco buddista Ashin Gambira, uno dei capi della rivolta del 2007, che sarebbe vittima di torture in cella.

Per protestare contro le terribili condizioni in carcere per i prigionieri politici, 15 di loro richiusi nella prigione di Insein a Yangon hanno iniziato uno sciopero della fame. Essi chiedono di venire scarcerati, come avvenuto per altri prigionieri nei giorni scorsi.

2011.10.28 Asia News.it