In Myanmar si registra una crescita “drammatica” nelle denunce riguardanti i casi di lavoro forzato. L’aumento è dovuto anche alla maggiore consapevolezza del problema fra i cittadini, che riportano con più frequenza i casi rispetto al passato. È quanto ha riferito l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di giustizia sociale e diritti umani. Dall’inizio del 2010, denunciano gli esperti Onu, la sede di Yangon ha ricevuto 506 esposti, un numero superiore del doppio rispetto a quello registrato nei tre anni precedenti.



Steve Marshall, responsabile della sede birmana dell’Ilo, spiega all’Afp che il “drammatico aumento” nelle denunce può essere attribuito a una “crescente campagna di sensibilizzazione”. Su 749 querele ricevute dal 2007, almeno 582 riguardano il Myanmar e molte fra queste coinvolgono i bambini soldato. Tuttavia, il mandato degli esperti delle Nazioni Unite è soggetto a restrizioni; il governo consente solo di operare “a sostegno” delle politiche promosse dalla leadership birmana.



La distribuzione di volantini in lingua birmana ha favorito l’aumento delle denunce. Ma ciò non implica che non vi siano ancora numerosi casi sommersi o non riportati perché, spiega Marshall, “molta gente non conosce ancora i propri diritti o è in una posizione in cui non può denunciare”.



Tuttavia, attivisti per i diritti umani riferiscono che sono migliaia i casi di bambini soldato usati con regolarità dall’esercito birmano. Una pratica che verrebbe peraltro perpetrata, seppure con un profilo minore, dalle milizie irregolari che fanno capo alle minoranze etniche. “C’è ancora molto lavoro da fare” conclude Steve Marshall, nei campi delle confische forzate, corruzione e vertenze industriali.

2011.06.08 AsiaNews.it